Sono un uomo fortunato.
Mi sono accorto di quale fosse la mia passione, ovvero la musica, all’età di 3 anni quando smontai il giradischi di mio papà convinto che l’orchestra fosse all’interno. A 5 l’incontro con il pianoforte. Una folgorazione totale: ad eccezione delle ore trascorse a scuola, è con lui che trascorro mattine, pomeriggi, sere.
Lo alterno solo al giradischi (nel frattempo riassemblato), con il quale consumo centinaia di vinili a tutto volume nelle cuffie mentre chiudo gli occhi e mi agito davanti allo specchio simulando di suonare, completamente sudato, come fossi sul palco di un tour mondiale.
Avevo già deciso cosa avrei fatto da grande. Non volevo essere ciò che immaginavo, io lo ero già.